Al Festival di Sanremo 2025, uno dei volti più interessanti è quello di Lucio Corsi, artista originario di Grosseto che firma il suo ingresso nella competizione con la canzone “Volevo essere un duro”. Questa nuova avventura sanremese lo inserisce tra i 29 cantanti in gara, regalando al pubblico un momento di profonda introspezione musicale. Il brano vede la collaborazione di Tommaso Ottomano, mentre la critica premia Corsi con la targa del MEI (Meeting degli indipendenti) come miglior talento emergente.
L’esordio sul palco dell’Ariston
L’arrivo di Lucio Corsi a Sanremo rappresenta un traguardo significativo per la scena musicale toscana. La sua presenza, accanto a nomi già noti al grande pubblico, testimonia la fiducia riposta in un autore che finora aveva calcato palchi meno noti, ma sempre con una vena sperimentale.
Durante la kermesse ligure, Corsi riceverà il riconoscimento del MEI per il percorso compiuto fin qui, confermando quanto sia apprezzato il suo stile fuori dagli schemi più classici. Il brano “Volevo essere un duro” segna così il suo primo confronto diretto con una platea mainstream, offrendo un testo che parla di fragilità e aspirazioni giovanili, tematiche in cui molti si rispecchiano.
Le sonorità e il contributo di Tommaso Ottomano
La mano di Tommaso Ottomano si avverte nella costruzione della ballad basata su piano e archi, che avvolge la voce di Corsi in un’atmosfera sognante. L’intento non è quello di fornire una semplice melodia, bensì di creare immagini poetiche che nascono da contrasti curiosi, come la comparsa di un lieve starnuto anziché di una stella o la riflessione sulle lune perfettamente lisce, viste come potenziali illusioni.
Corsi mette in evidenza che, spesso, la vita impone modelli di assoluta perfezione senza avvertire che un fiore vive appeso a un esile filo. Questo intreccio tra fragilità umana e aspettative impossibili emerge attraverso passaggi dal sapore fiabesco, ma al contempo radicati nella realtà quotidiana.
Un inno alla semplicità e all’autenticità
All’interno del brano, l’artista grossetano racconta le pressioni che chiunque può sentire, specialmente se si guarda al passato e ci si accorge di non essere diventati ciò che si sognava da bambini. Corsi, parlando in un contenuto disponibile su Rai Play, ha spiegato che l’ambiente circostante ci vorrebbe infallibili, dimenticando quanto siano rari coloro che si realizzano esattamente secondo i desideri dell’infanzia.
Ha anche sottolineato che, in molti casi, quel sogno lontano non corrisponde alla vera felicità. La sua chiosa d’effetto “io volevo essere un duro, però non sono nessuno, non sono altro che Lucio” diventa un invito a concedersi la libertà di non raggiungere per forza modelli impossibili. L’autore, attraverso la forza evocativa delle sue parole, celebra il coraggio di restare se stessi e di trovare valore nella propria identità.