Era il 1965 quando Gabriel García Márquez, durante un viaggio con la famiglia lungo una strada di Acapulco, trovò finalmente la chiave per scrivere la storia che lo tormentava da anni. Quel racconto, abbandonato da ragazzo perché lo considerava troppo ambizioso, avrebbe preso forma nel celebre romanzo Cent’anni di solitudine, diventando un capolavoro della letteratura mondiale. Ma quale è il percorso che ha portato alla nascita di questa opera straordinaria?
L’infanzia che ha ispirato un capolavoro
García Márquez nacque nel 1927 ad Aracataca, un piccolo villaggio colombiano, nella casa dei nonni materni. Qui visse immerso in un mondo di racconti intrisi di magia e superstizione, trasmessi dalla nonna, e in storie di coraggio e fallimenti narrate dal nonno, il colonnello liberalista Nicolás Márquez.
Proprio quest’ultimo, in un episodio divenuto leggendario, lo portò a vedere il ghiaccio per la prima volta, un evento che ispirò l’iconico incipit del romanzo, nel quale il colonnello Aureliano Buendía si ricorderà di un pomeriggio remoto in cui era stato portato dal padre a conoscere il ghiaccio.
Questa infanzia straordinaria, arricchita da storie di fantasmi e dal lavoro meticoloso del nonno che costruiva pesciolini d’oro, divenne il fondamento di un universo narrativo unico. I personaggi di Cent’anni di solitudine, come Ursula Iguarán e Aureliano Buendía, nascono da una commistione di ricordi familiari e immaginazione, creando un intreccio di realismo magico che riflette la cultura e la storia colombiana.
Dall’idea al manoscritto
Dopo l’infanzia, García Márquez lasciò Aracataca per intraprendere studi di diritto, mai completati, e una carriera giornalistica che lo portò a viaggiare in Europa, lavorare a Cuba e affrontare tensioni politiche negli Stati Uniti. Durante questo periodo pubblicò opere come Foglie morte e Nessuno scrive al colonnello, ma l’idea di una saga familiare radicata nella sua terra natale continuava a ossessionarlo.
Nel 1965, durante una vacanza con la famiglia a bordo di un’Opel bianca, i frammenti di quella storia si ricomposero nella sua mente. Tornato a casa, si chiuse nello studio per diciotto mesi, dedicandosi interamente alla scrittura. La moglie, Mercedes Barcha, sostenne la famiglia in quel periodo difficile, dimostrando un coraggio e una determinazione che lo stesso autore riconobbe con ironia nelle lettere agli amici.
Una volta completato, il manoscritto di 590 pagine venne inviato a Buenos Aires, non senza difficoltà economiche. Inizialmente, García Márquez riuscì a spedire solo la seconda metà del romanzo. Fu l’editore Paco Porrúa a inviare i fondi necessari per ricevere la prima parte, riconoscendo subito il potenziale di quella storia straordinaria. Il libro fu pubblicato nel 1967 e vendette 600.000 copie nei primi tre anni, consacrando García Márquez come uno dei più grandi scrittori del Novecento.
Cent’anni di solitudine è il risultato di un intreccio di esperienze personali, memoria storica e realismo magico. Dalla Colombia di fine Ottocento ai salotti letterari di Buenos Aires, passando per le difficoltà economiche e le tensioni politiche, ogni elemento della vita di Gabriel García Márquez ha contribuito a forgiare questa opera immortale. Il successo mondiale del romanzo testimonia la forza di una storia radicata nella cultura e nell’immaginazione di uno scrittore che ha saputo trasformare la propria vita in letteratura.